Il libro di Giovanni Vota, L’azienda quantica, già dalla quarta di copertina, annuncia risultati mirabolanti per chi entra nell’ennesimo spaccio di padronanza intrisa di psicologismo, spiritualismo e scientismo: “È possibile oggi avviare un’attività imprenditoriale di successo lavorando su se stessi? La risposta è sì: in un viaggio tra business, fisica quantistica e antica spiritualità scoprirai come condurre un armonioso lavoro di squadra tra i tuoi emisferi cerebrali; potrai utilizzare la plasticità del tuo cervello per rispondere alla complessità degli eventi e creare ricchezza e felicità per te e per i tuoi collaboratori”.
Nell’introduzione, l’autore afferma che la fisica quantistica “crea” un modo di pensare parallelo a quello che da sempre la spiritualità (tramandata dalle tradizioni sciamaniche, dalla medicina tradizionale cinese, dai Kahuna delle Hawaii, dal tantra) insegna.
A proposito dell’”organizzazione gerarchica”, Vota sottolinea che è di derivazione militare e ne individua giustamente i limiti: “Tale organizzazione presuppone che, eccetto i soggetti che si trovano ai vertici della piramide, gli altri non siano altro che passivi esecutori”. Scrivendo successivamente delle “organizzazioni a rete”, invece, riporta un esergo di Charlie Chaplin: “Serve il potere solo quando si vuole fare qualcosa di dannoso, altrimenti l’amore è sufficiente per fare il resto”. Allora, “per ovviare a tale ‘sciagura’ – scrive – occorre adottare un approccio gestionale del tutto diverso che crei la gioia invece di indurla per subdole vie (…). Ma come fare?”. Ecco un interrogativo a cui è impossibile dare una risposta e indica come ciò che l’autore auspica rientra in un’idealità perché, nonostante le tante promesse, in realtà non esiste nessuna pratica di organizzazione, a rete o senza rete, che possa indurre e produrre la felicità.
L’autore dedica un intero capitolo (“Fisica classica, fisica quantistica”) alle difficoltà della scienza classica nel “tenere il passo”, “afferrare l’inafferrabile”, “salvare la faccia”. E sostiene che “ogni giorno appaiono nuove informazioni che non possono essere spiegate con il modello classico di scienza”, per esempio, le informazioni che riguardano “l’elettronica, i microprocessori e l’informatica, l’influsso del pensiero e delle emozioni sul nostro corpo e su quello degli altri, la memoria dell’acqua, la telepatia, l’omeopatia, l’effetto placebo e nocebo, le ipnosi regressive, le guarigioni istantanee”. Si chiede “su quali forme mentis si è strutturato l’intero assetto sociale occidentale, che si basa sul conferire dignità a ciò che è attendibile perché verificabile?”. Certo, “sul conoscibile perché verificabile la nostra società pone le sue colonne d’Ercole. Modelli economici, di business, di commercio, di organizzazione aziendale e di management, a tutt’oggi ancora operativi, sono stati teorizzati su tali basi”. Ma questi, nota, “sono sistemi che non tengono conto dei profondi stravolgimenti di pensiero apportati dalla scoperta di modelli di indagine come la fisica relativistica e la fisica quantistica”.
Purtroppo, per l’autore, gli stravolgimenti del pensiero sono limitati alla fisica e ha bisogno di connotare l’invisibile come spirituale o come inconscio (quello collettivo, però, teorizzato dalla psicologia spiritualista junghiana).
Nel capitolo “Scienza e spiritualità”, egli scrive infatti che per la fisica quantistica e l’antica spiritualità esistono due realtà: una visibile ai nostri sensi e una invisibile ai sensi fisici. E proprio Carl Gustav Jung gli consente di avanzare l’ipotesi di un’integrazione tra queste due realtà, in quanto “espresse in psicologia ciò che i fisici quantistici espressero in fisica, con le idee di sincronicità e inconscio collettivo”. E, ancora, “Le nostre maggiori paure non sono date dall’essere piccoli e indifesi, piuttosto dal percepire quanto siamo grandi e potenti; e quindi grande è la responsabilità di essere uomini. Non più vittime ma creatori”.
“In questa prospettiva – prosegue – il concetto di potere cambia totalmente. Non si tratta della capacità di comandare gli altri, cioè della forza. Il vero potere comporta invece la comprensione che tutto ciò che accade nella mia vita sia in risonanza con me e che come tale si possa trasformare e cambiare in base alla mia risposta a ciò che ‘accade’. In ogni istante abbiamo infinite possibilità, sta a noi saper materializzare la migliore per noi. Questo è il potere che tutti abbiamo. Chi ‘comanda’ lo sa bene, per questo desidera toglierlo e negarlo in modo totale e assoluto. Ma sa bene che il nostro potere è vibrazione interiore, risonanza, quindi non può essere comandato da fuori, ma solo da dentro”. E ovviamente immagina e descrive tutta una schiera di cattivi che tramano contro.
Nel capitolo “Dirigere per energia e non per materia”, scrive: la competizione è paura e sottende una credenza da scarsità – cioè l’idea che o vendo io o sarà l’altro a vendere – rinnegando l’abbondanza dell’universo, che invece è infinitamente abbondante anche di energia. Un consiglio? Mandate amore e gratitudine a tutti i competitor nelle vostre meditazioni. Per avere energia infinita e intelligenza infinita dobbiamo collegarci al Campo Quantico di Infinito Amore e Infinita Intelligenza. A quel punto siamo ispirati, guidati”.
A questo punto, non ci rimane che invitare l’autore a sommergere di infinito amore, e soprattutto di intelligenza, Kim Jong-un, leader massimo della Corea del Nord, Donald Trump, Vladimir Putin e i vari capi dell’Isis. Superata tale attualissima emergenza, procedere, ovviamente senza l’uso della parola (e della comunicazione), tenendo conto dei suoi effetti, come è avvenuto in tutto il testo, ma sommergendo di amore e intelligenza le aziende, le istituzioni, gli individui, il regno animale e quello vegetale. Tutto ciò non è altro che utopia – “Spunta il sol dell’avvenir…” –, in cui, senza la parola, ognuno sogna una società in balia dell’ipnosi e della magia. Così, vengono meno l’invenzione, l’innovazione e la trasformazione, senza le quali l’impresa e ciascun essere vivente, non intraprendendo nulla, non incontra mai la novità, la sorpresa, l’incredibile, l’inimmaginabile, la vita vera.
Pierluigi Degliesposti
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