Quanto vale la tua impresa? Risponde l’economista Roberto Ruozi

Recensione Il valore dell'impresa, di Roberto Ruozi

Il libro di Roberto Ruozi, Il valore dell’impresa (Spirali), non si preoccupa di quali siano i modi migliori per produrre valore, ma della misurazione del valore, che è una cosa complessa. “L’impresa in quel momento non costava niente”, ha detto un imprenditore raccontando la sua storia. Non costava niente, ma non valeva neanche niente? Il costo e il valore non coincidono. Un’azienda che non costava niente, probabilmente, già valeva molto. Quindi, determinare il valore di un’impresa non è semplice, anche perché l’esercizio della valutazione dovrebbe condurre a un numero.
Si potrebbe credere che quella che si occupa della valutazione delle imprese sia una scienza esatta. Non è affatto così, anzi, la determinazione del valore di un’impresa dipende da una serie di circostanze la cui valutazione non è un fatto matematico o scientificamente esatto. Nella determinazione del valore dell’impresa, inoltre, occorre anche intendere qual è l’oggetto della valutazione: l’impresa nel suo complesso, il cento per cento del capitale, il cinquantuno, il quarantanove per cento o un pacchetto del tre per cento? La valutazione della stessa impresa, se è orientata all’uno piuttosto che all’altro obiettivo, dà un valore globale dell’impresa profondamente diverso. Anche i metodi di valutazione sono una quantità sterminata.
Dopo aver valutato centinaia di aziende in alcune decine di anni di onorato servizio, l’autore è giunto a una conclusione abbastanza elementare: fra tutti i metodi disponibili sul mercato e ammesso che in particolare la valutazione riguardi un’ipotesi di cessione dell’impresa, Ruozi è ancora fedele al metodo dell’attualizzazione dei flussi futuri di reddito. Se l’impresa produce reddito e se si è in grado di fare valutazioni più o meno attendibili dei flussi di reddito attesi per i prossimi enne anni, dato un determinato tasso di attualizzazione, si giunge alla determinazione di un valore approssimato, ritenendo che un potenziale compratore farebbe un ragionamento più o meno simile, fermo restando che fra chi compra e chi vende c’è sempre una sostanziale differenza di opinioni, ma che molto spesso è più un fatto commerciale che non di valutazione oggettiva.
Il reddito come strumento di riferimento per la valutazione dell’impresa è la migliore sintesi di tutte le principali variabili che condizionano il valore di un’impresa. Inoltre, se tali idee sono valide, l’impresa ha un valore che è quello di tutta l’impresa, comprese le attività materiali e immateriali. Conseguentemente, non si possono valutare separatamente avviamenti, marchi, brevetti, capitale umano e altre cose di questo genere, per poi sommarle e dedurre il valore dell’impresa. Al contrario, come suggerisce l’autore, una volta determinato il valore di un’impresa, si possono scorporare parti di questi valori, per esempio, quando diventano oggetto di valutazione destinato alla vendita.

Elisa Melzani

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