Nel libro “Le balle di Newton”, Tom Bethell esplora con estremo rigore i retroscena di alcune delle principali teorie “scientifiche” propagandate dal pensiero unico. Teorie difese così strenuamente dalla corrente politically correct che anche solo metterle in discussione è considerato peccato capitale e stigma di anti-scientificità.
Fin dal primo capitolo, “Le seduzioni della politica”, l’autore valorizza l’approccio scientifico sperimentale e critica aspramente il sistema politico di costruzione del consenso, l’autoreferenzialità della cosiddetta “Big Science” e la distribuzione clientelare dei finanziamenti pubblici.
Ciascuno dei capitoli seguenti analizza una delle campagne più propagandate dalla politica, seguendone gli sviluppi dagli anni Settanta a oggi: riscaldamento globale, bando del nucleare, estinzione delle specie animali, aids, clonazione, ricerca sulle cellule staminali, cancro e mappatura del genoma sono alcuni dei temi esplorati con ricchezza di riferimenti bibliografici a pubblicazioni scientifiche e giornalistiche.
Il carattere ideologico e personalistico di tali battaglie è esplorato caso per caso. Alcune delle tesi difese più strenuamente dalla politica dell’epoca risultano, negli anni seguenti, completamente ribaltate dagli stessi attivisti che le avevano promosse. È questo il caso della feroce ostilità al nucleare, enormemente ingigantita a seguito di Chernobyl, ora quasi globalmente archiviata a favore delle nuove tendenze ambientaliste che nel nucleare vedono un’alternativa, seppur temporanea, ai combustibili fossili.
Altro caso di rilievo è la battaglia ecologista per il bando del DDT. L’insetticida, brevettato nel 1943, era stato considerato uno dei più grandi miglioramenti per la salute pubblica dopo la depurazione dell’acqua potabile ed era valso nel 1948 l’assegnazione del premio Nobel per la medicina a Paul Mueller. Nel 1955 la malaria colpiva il 10 per cento della popolazione mondiale ma, grazie al diffuso utilizzo del DDT, venne sradicata da tutti i paesi sviluppati entro il 1967. Questo non impedì alla propaganda ecologista di ottenerne il bando mondiale nel 1972 sulla base di osservazioni ed esperimenti del tutto inattendibili e contraddittori. La messa al bando del DDT prima della sua adozione in Africa è stata disastrosa per i paesi africani, dove la malaria continua a mietere milioni di vittime ogni anno. Ciò non preoccupa però gli ambientalisti del Sierra Club: secondo Michael McCloskey, debellare la malaria causerebbe infatti problemi di sovrappopolazione. Dichiarazioni simili meriterebbero l’accusa di genocidio. “Se la malaria dovesse ricomparire negli Stati Uniti, potete scommettere che anche il DDT rifarebbe la sua comparsa, e molto in fretta”, nota criticamente l’autore.
Le argomentazioni di Bethell, utili all’analisi intellettuale dell’epoca, puntano alle reali motivazioni di queste campagne presentate come battaglie di civiltà per la salvezza degli umani e del pianeta. Ciò che ne emerge sono interessi personali e di partito per la spartizione di cattedre, riconoscimenti e finanziamenti pubblici, spesso accompagnati da un’ideologia regressista ostile al capitale, all’impresa e alla scienza.
Marco Moscatti
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