Noi pensiamo perché scriviamo

Recensione del libro Marco Maiocchi Il bel programma

L’uomo ha sviluppato un pensiero che deriva dalle interrogazioni che la natura pone e, per corrisponderle, cerca attraverso formule di trovare la “ragione” che presuppone sottesa a essa: questo è ciò che, secondo Marco Maiocchi, autore del libro Il bel programma. Percezione, struttura e comunicazione (Spirali), ha fatto diventare l’uomo calcolante e calcolatore, prima ancora che inventore di calcolatori elettronici.

La natura non ha ragioni e, se mai le avesse, noi non potremmo scoprirle. Per questo, Maiocchi analizza i testi della scrittura, le immagini dei dipinti, per trovare quelle ragioni, anche non dette, di un particolare modo di scrivere o di dipingere.

Secondo Maiocchi pensiamo perché scriviamo e non scriviamo perché pensiamo. Il pensiero arriva, non è un “prodotto” dell’uomo. Siamo esseri pensanti solo perché c’è qualcosa che ci dà da pensare. Non c’è qualcosa che pensiamo autonomamente, a parte ciò che concerne la stretta utilità. Il pensiero delle cose importanti – dell’amicizia, dell’amore, della poesia – è un pensiero che ci arriva e accade perché ci rendiamo disponibili a questo pensare, cioè ci mettiamo “in ascolto” del pensiero. Scrivere è un modo per mettersi in ascolto del pensiero. Se ci si mette a scrivere di una cosa è molto facile che si faccia un salto del pensiero, che si cominci a fare più di quanto non si sia fatto fino a quel momento su quella cosa, soltanto pensando.

Dunque, il nostro modo di pensare non ci appartiene, nasce insieme al linguaggio e si cristallizza come immutabile nei suoi principi fin da quando, ancora bambini, lo acquisiamo. Sono questi gli strumenti che ci danno le basi e, allo stesso tempo, i limiti del nostro lavoro.

Oggi accade che questo modo di pensare, generatore di questo mondo, stia diventando globale, prevalendo su altre culture di pensiero di altre parti della terra. In questo senso Internet, facendosi portatore della scrittura e della cultura occidentale, ha un ruolo fortemente globalizzante.

Nel dire una cosa operiamo una scelta, seppure inconsapevolmente, sulla base del pensiero generato in quel momento, in base alla nostra esperienza o alla nostra cultura. Questa è la ricchezza del linguaggio e della libertà di poter dire tante cose. Tante, ma non tutte. Come affermava Jacques Lacan: “La verità può dirsi soltanto a metà”. E, se la verità non si può dire, non è perché non si voglia dirla, ma perché è impossibile da dire. Ma, come nota Maiocchi, proprio ciò che resta “non detto” muove la ricerca verso la bellezza nella scrittura.

L’utente di un calcolatore non se ne accorge, ma un addetto ai lavori sa bene che, affinché un programma sia buono per l’utente, deve presentare quelle caratteristiche – strutture, organizzazione, “dipanamento” delle istruzioni e altri aspetti, organizzati in modo da appagare il senso estetico di un informatico – che glielo fanno definire bello.

Maiocchi, inoltre, sottolinea che la bellezza è anche nelle relazioni tra le cose, che sono più importanti della comunicazione in senso stretto, perché gli oggetti ci dicono qualcosa con il loro aspetto estetico.

Gli artisti, i poeti, i musicisti, i pittori cercano la verità nella bellezza, ma proprio perché la verità non può esser detta, né tutta né a metà, questa è una ricerca destinata a rimanere senza risultati definivi, come accade per l’analisi e per il linguaggio, sempre in cammino. Tuttavia, ci fa notare Maiocchi, l’arte, come la letteratura, più la si comunica e più la si valorizza. Più si fa vedere quel che c’è nei musei, anche attraverso Internet, più avremo visitatori di musei. A differenza di tutti gli altri prodotti dell’uomo, che, a causa di un eccessivo consumo, non danno più soddisfazione e non sono più acquistati, il “consumo” di cultura e di arte ne favorisce una sempre maggiore richiesta; più si acquisiscono strumenti di conoscenza e più si va alla ricerca di altro sapere. Frequentando musei o leggendo bei testi forse, forse non raggiungeremo la bellezza, ma ci saremo molto vicini.

Elisa Melzani

Per acquistare il libro o richiedere la spedizione potete contattare la Libreria Il secondo rinascimento, di Bologna:

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