Archestesie: arte e invenzione dei (cinque?) sensi

recensione Marco Maiocchi Archestesie

Gli autori di Archestesie – Ettore Lariani, architetto, Francesco Rampichini, musicista e compositore, e Marco Maiocchi, fisico, imprenditore, informatico – hanno coniato un nuovo termine, “archestesia”, perché “sinestesia” non rendeva l’idea: non si tratta di uno scambio di percezioni, non è confusione di sensi. Archestesia è l’idea che la percezione non stia nei sensi, ma nella capacità di alcune strutture cerebrali di percepire relazioni.

Per avere un’idea di archestesia, pensiamo a un bambino ancora in fasce, che ha un’esperienza globale: quando la mamma si avvicina, il bambino ha percezioni, ma non distingue tra il rumore della strada, il calore del sole, l’odore della mamma, il colore della parete, i rumori intorno; è una percezione complessiva. Via via che il bambino cresce, questa percezione incomincia a essere organizzata e le varie componenti classificate. Il bambino riconosce, per esempio, che quel fenomeno del rumore che arriva dalla strada è estraneo al colore della parete e riconosce che quel colore della parete ha in comune qualcosa con un certo libro, un certo fiore, e chiama quel qualcosa giallo. Il colore giallo non esiste come entità, è un’astrazione; il colore giallo è un attributo di un certo insieme di percezioni; quindi, il colore giallo appartiene a tante cose, ma non esiste da solo. Il colore giallo, e su questo abbiamo il conforto di alcuni neurofisiologi, corrisponde al fatto che esiste un organo, organizzato dall’interno del cervello come struttura cerebrale, come struttura per riconoscere quell’astrazione.

Evidentemente, i sensi non stanno negli organi sensoriali, ma all’interno del cervello: gli organi sensoriali sono strumenti di ricezione dei segnali, ma non hanno niente a che vedere con il senso, tanto che persino il giallo non è percepito con gli occhi, ma con il cervello.

Da qui l’idea che i cosiddetti cinque sensi che ci insegnano fin dalla più tenera età a interpretare siano tutt’altro che cinque. Pensiamo al dolore: dove ha la sede il dolore? Il mal di denti è dolore? Certo. Il mal di testa, però, è in un altro posto. Il mal di testa e il mal di denti si assomigliano. Ma il mal d’amore? Anche questo è dolore, lo sappiamo tutti, e lo chiamiamo male perché noi ne stiamo male. La nausea è un altro tipo di male. Quando ci scottiamo, dove sentiamo? È tatto? No, il tatto non ha niente a che vedere con il calore e la percezione del calore. Quando sentiamo freddo nelle ossa, dove sta questo senso? Evidentemente, le percezioni non stanno dentro gli organi di senso ma dentro a interpretazioni, molto spesso di natura linguistica. Quello che noi percepiamo come alto-basso, per esempio, può essere alto-basso nella vista, alto-basso nell’udito, alto-basso nell’umore, nei valori di borsa, in tantissime cose. Numerose sono le suggestioni linguistiche e metaforiche a cui siamo abituati; per esempio, un gruppo di individui alti e bassi possono eseguire canti con alti e bassi; i bassi in una partitura musicale sono in basso e gli alti sono in alto, e anche l’essere su e l’essere giù sono elementi che si rifanno a metafore linguistiche; anche la Borsa va su e giù.

Lo stesso vale per il contrasto: contrasti percettivi nella forma, nel colore, nelle relazioni; contrasto è anche il termine che usiamo per una competizione, il contrasto è una figura della scherma, è anche una forma poetica o musicale, o addirittura contrasto è anche concettuale, come un’immagine che riporta un bambino con un vecchio, un edificio moderno accanto a uno nuovo, o un ricco accanto a un povero.

Allora, gli autori di Archestesie, ci dicono che forse dovremmo incominciare a pensare che i sensi più primitivi siano quelli delle relazioni e non quelli dei segnali; forse il concetto di contrasto nel colore, il concetto di contrasto nella forma, quello nel sapore corrispondono alla stessa percezione, non a percezioni diverse: si tratterebbe di interpretazioni diverse di fenomeni differenti su canali differenti, ma che portano allo stesso sentire.

In qualche modo, la nostra struttura cerebrale sarebbe organizzata per avere, dalle percezioni primitive (come da luce e suono), una capacità di interpretazione, di elaborazione metaforica per riuscire a costruire il vero sapere, che è nelle relazioni.

Elisa Melzani

PER ACQUISTARE IL LIBRO:

IN LIBRERIA
O potete richiedere la spedizione alla Libreria Il secondo rinascimento, di Bologna:

Hai una domanda specifica da porre?

Una questione urgente o importante per la tua impresa?

Chiedici un suggerimento di lettura:

Accetto l'informativa sulla privacy