La digitalizzazione nell’industria automobilistica

La digitalizzazione nell’industria automobilistica

 La digitalizzazione nell’industria automobilistica

 

Elisabetta Conte
senior sales director di Siemens Italia

 

RIVOLUZIONE DIGITALE O RIVOLUZIONE DELL’IMPRENDITORE? – Modena, 23.05.2017 – Dipartimento di Economia “Marco Biagi” – Università di Modena e Reggio Emilia

Nel mio intervento parlerò dei vantaggi della digitalizzazione nell’industria automobilistica, settore di cui mi occupo principalmente in qualità di Senior Sales Director di Siemens Italia.

Negli ultimi anni, internet ha stravolto mercati che erano consolidati: pensiamo all’e-commerce, dove Amazon ha sottratto enormi quote di mercato alle librerie con gli e-book e ai negozi di dischi con Spotify; internet ha fatto sparire il concetto stesso delle pagine gialle, su cui fino a pochi decenni fa le persone cercavano le informazioni sulle attività della propria città; per non parlare del nuovo modo di gestire la viabilità urbana, con Enjoy, Car2Go o Uber, che ormai stanno rendendo i taxi obsoleti. Le case automobilistiche stanno investendo molto in questa direzione, pensate che Car2Go è di proprietà della Daimler, del Gruppo Mercedes-Benz, che in futuro venderà più servizi di mobilità che veicoli. Anche Volkswagen ha comprato una società di taxi, proprio per affrontare le trasformazioni radicali in atto nella viabilità urbana.

All’inizio di questo anno, uno studio pubblicato da Mckinsey affermava che il 40 per cento delle attuali tipologie di lavoro non ci sarà più nel 2025: tra le altre, sono citate le agenzie di viaggio, i call center, gli sportelli bancari e quelli postali. Ciò non vuol dire, però, che diminuiranno i posti di lavoro in questi settori, ma che serviranno tipologie di lavori differenti.

Nel suo intervento, Marco Maiocchi diceva che aumenterà la povertà. Probabilmente l’automazione eliminerà alcune fasce di lavoro di basso livello, ma avremo bisogno di persone con maggiori competenze tecnologiche, soprattutto digitali. In questo momento, stiamo cercando cento giovani ingegneri da assumere per lo sviluppo del programma digitale in Italia, ma abbiamo difficoltà a trovare giovani con competenze nella progettazione di servizi Cloud e di App, per esempio, oltre che nello studio di algoritmi per analizzare i comportamenti e per disegnare reti neurali.

Anche nel settore manifatturiero sono tante le sfide che gli imprenditori devono affrontare, ma la digitalizzazione li aiuta a rispondere alle richieste dei clienti che vogliono prodotti sempre più “su misura”. Prendiamo il settore automotive: se prima un veicolo X aveva una sua linea di produzione dedicata, oggi una casa automobilistica deve prevedere variazioni per poter produrre, sulla stessa linea, anche il veicolo Y e, fra tre mesi, magari il veicolo Z. Oggi si è ridotto drasticamente anche il time to market, il tempo dal momento in cui viene concepito il disegno della vettura a quello in cui il primo veicolo viene prodotto sulla linea di produzione: qualche anno fa servivano trenta mesi, in questo momento ne bastano diciotto e il prodotto ha una variabilità incredibile.

Un esempio che siamo stati autorizzati a citare è quello dello stabilimento di Maserati di Grugliasco, del Gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles N.V.), dove è prodotta la Ghibli. Qual è stata la trasformazione della produzione a cui noi, come Siemens, abbiamo contribuito? Abbiamo introdotto alcuni tool che consentono la simulazione di ciascun aspetto della produzione – la simulazione del processo, della linea, dei flussi logistici, dell’ergonomia, e così via –, comportando ingenti risparmi. L’applicazione della digitalizzazione non porta soltanto benefici perché un prodotto arriva prima sul mercato, ma anche perché permette di produrlo a costi inferiori.

Sempre facendo riferimento al caso Maserati, prendiamo in considerazione i crash-test. Se prima venivano prodotte almeno un centinaio di vetture per le prove di crash, oggi, grazie alla simulazione digitale, possiamo evitare i costi e il dispiacere di distruggere nei crash-test gioielli come le Maserati Ghibli: in questo momento si esegue soltanto un test all’inizio della vita del veicolo, vengono misurati tutti i parametri del crash, i famosi Big Data sono memorizzati e vengono simulate sulla base di algoritmi infinite prove di crash. Allo stesso modo avvengono le prove in galleria del vento: l’aerodinamicità dell’auto viene disegnata a passi successivi nella galleria del vento. Poiché sono test estremamente costosi, è un vantaggio notevole limitarne l’esecuzione e ricorrere il più possibile alla simulazione.

Magari si potrebbe pensare che queste applicazioni siano complesse per le realtà produttive delle piccole e medie imprese italiane. Invece, si tratta di modelli che utilizziamo nei nostri stabilimenti, dove produciamo componenti elettroniche molto piccole per clienti del packaging, del food & beverage e di altri settori che usano queste tecnologie.

Nel caso della Ghibli, abbiamo dovuto mettere a disposizione di Maserati tutto il nostro know-how per rispondere alle richieste di flessibilità estrema da parte dei clienti: ormai una Ghibli è come un vestito su misura, alcuni clienti chiedono addirittura le iniziali sui sedili, settantamila combinazioni sono un numero enorme. Le nostre applicazioni rendono le linee estremamente flessibili, ma consentono anche di aumentare la produzione, rendendo linee tre volte più efficienti del normale. Come si ottiene questo risultato? Spesso si sente parlare del digital twin: il digital twin è esattamente il gemello del veicolo da produrre oppure il gemello della linea di produzione o il gemello dell’operatore o, ancora, del flusso logistico. Possiamo avere un digital twin di ciascun elemento e di ciascuna fase della produzione. Così, possono essere verificate in anticipo l’efficienza delle linee, per esempio, in termini di ergonomia e sicurezza, per evitare operazioni che mettono troppo sotto stress l’operatore o compromettono il flusso logistico; e questo ha un vantaggio ancora maggiore se consideriamo che le vetture possono essere molto differenti una dall’altra e quindi richiedere accorgimenti non standardizzabili.

Un altro vantaggio del digitale sta nel fatto che gli stabilimenti diventano paperless: prima ciascun operatore doveva siglare pile di documenti a ogni singola operazione, oggi gli basta dare un ok su ciascun pannello elettronico che memorizza i passaggi di lavorazione.

Tutto ciò non è ancora Industry 4.0, ma si avvicina molto. Che cosa facciamo come Siemens in generale e come Siemens Italia in particolare? A me ha fatto piacere la testimonianza sulla digitalizzazione che abbiamo portato alla fiera di Hannover in aprile di quest’anno, un progetto italiano, realizzato da Siemens Italia, portato in Germania e da lì in tutto il mondo. Questo per ribadire quanto è emerso in alcuni interventi precedenti a questo forum intorno al genio italiano, che è riconosciuto anche all’estero.

 

Noi come Siemens rappresentiamo Federmeccanica in Confindustria e abbiamo contribuito alla stesura della manovra voluta dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sul Piano nazionale Industry 4.0. In nome e per conto di Confindustria, abbiamo partecipato a una serie di Roadshow che Confindustria e Confindustria Digitale hanno presentato in varie città d’Italia e che hanno un’affluenza notevole per le tematiche di grande interesse oggi: quali sono i finanziamenti previsti e come vi si accede, quali sono i prodotti che beneficiano dell’iper-ammortamento e quali sono i software ammessi.

Inoltre, per dare il nostro contributo alla diffusione di informazioni utili in questo momento, partecipiamo volentieri a occasioni di incontro come questo forum e siamo disponibili in tutte le nostre filiali e sedi di rappresentanza – come quelle di Bologna e Firenze, per citare le più vicine a Modena – per aiutare le imprese ad affrontare le difficoltà della rivoluzione digitale.